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Napolitano e l’importanza della Costituzione

marzo 31, 2008

Sandra Bonsanti, la Repubblica, 30-03-2008

C´è un articolo della Costituzione, fra quelli che domani alcuni bambini leggeranno in Palazzo Vecchio davanti al presidente della Repubblica, che mi è caro anche perché di solito se ne cita una parte soltanto. E´ l´articolo 4, quello del diritto al lavoro, e il comma tanto spesso trascurato dice: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un´attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Mi capita di pensare a come sarebbe oggi il nostro Paese se ognuno di noi avesse avuto ben chiaro sin dai tempi della scuola e della giovinezza, che nulla ci è regalato, in questa nostra vita resa facile dalla democrazia e dalla libertà che altri conquistarono per noi. Chissà, mi chiedo, come saremmo se fossimo davvero stati educati al dovere di fare qualcosa per gli altri e questo non perché ce lo dicesse il prete di religione ma perché è scritto nella Carta costituzionale che è il patto alla base del nostro Stato. Chissà se quel famoso senso civico di cui giorno dopo giorno sentiamo l´assenza, avrebbe resistito invece al logoramento del tempo e alle lusinghe di una società sempre più piegata su se stessa.
Purtroppo per tutto il dopoguerra si parlò molto poco di quella Costituzione che era costata lacrime e sangue. Gli uomini e le donne che la scrissero furono dimenticati con l´eccezione di quelli che continuarono a militare nei grandi partiti. La grande unità che fu alla base di quello sforzo costituente si frantumò nelle conseguenze nazionali della guerra fredda.
Sono però convinta che Firenze e la Toscana sono state in questo senso delle isole felici: la tradizione dei grandi costituzionalisti che da qui partirono per Roma nel 1946 e lì lavorarono fino alla promulgazione della Costituzione non si è persa col trascorrere del tempo e molto di quella esperienza è stato tramandato ai più giovani. Piero Calamandrei, Giorgio la Pira e anche Sandro Pertini (eletti nella circoscrizione di Firenze-Pistoia) sono stati e sono ancora oggi padri e maestri.
Studiosi illustri hanno continuato il loro lavoro, e voglio qui ricordare prima di tutti Paolo Barile e anche, in un campo diverso, Giovanni Spadolini. Ma soprattutto il ricordo della lotta per la libertà e la giustizia e dunque anche per la Costituzione che ne avrebbe fatto le fondamenta del nuovo Stato repubblicano è stato tramandato e insegnato nelle famiglie e nelle scuole da maestri che hanno dato ai loro allievi qualcosa in più di quello che prevedeva il rigido programma scolastico, e prendendoli per mano hanno raccontato loro il meraviglioso romanzo della nostra Costituzione.
Così la Costituzione ha continuato a vivere: per questo essa ci appare oggi come un documento attuale, lungimirante dicono i costituzionalisti. E come spiegava Calamandrei, una Carta che guarda al futuro proprio perché prevede un Paese senza ingiustizia, in cui i cittadini tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri perché è la Repubblica che rimuove «gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l´uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l´effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all´organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art.3).
La discussione che dagli anni ottanta ad oggi mira a cambiare il testo del ‘48, a renderlo più «moderno», più adatto a una democrazia «decidente» è ancora oggi in pieno svolgimento. Tanto che più d´un leader politico prevede che la prossima legislatura possa essere una legislatura costituente. Si tratta, si dice, di fare avere più poteri al presidente del Consiglio, che oggi non può nemmeno «licenziare» i ministri del suo governo se non funzionano. Si tratta, si dice ancora, di separare i ruoli di Camera e Senato, perché il processo delle leggi è troppo complicato e lento; si tratta ancora di avere meno deputati e senatori e via dicendo. Certo, molto si può e si deve fare. La Costituzione stessa prevede i meccanismi per modifiche e aggiornamenti. Quello che non si può fare, anche perché il referendum del 2006 contro la riforma varata dal governo Berlusconi parla chiaro, è passare da un sistema parlamentare a un sistema presidenziale; da un sistema in cui nessuno ha un potere assoluto e sono previsti forti elementi di garanzia democratici, alla umiliazione del Parlamento o all´indebolimento dell´autonomia della magistratura.
Per questo la visita del presidente Napolitano a Firenze e il suo celebrare nella nostra città i sessant´anni della Costituzione assume anche un significato politico molto importante. In tutti i suoi interventi e con una insistenza sempre più frequente il capo dello Stato infatti sta spendendo parole a sostegno del Parlamento. Egli sottolinea l´importanza delle riforme che vanno fatte e che riguardano, come dice Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, il rinnovamento «nell´organizzazione della macchina di governo, centrale e periferica, non uno stravolgimento ma un adeguamento al bisogno crescente di decisioni efficienti». Una questione molto importante ma che può essere definita di normale manutenzione della Carta.
Proprio per questa sua fedeltà ai principi fondamentali della Costituzione in questi giorni il presidente della Repubblica sta subendo una serie di attacchi ignobili da una stampa vicina a Silvio Berlusconi, il quale, a sua volta, lo addita come suo nemico. Anche per questo sarà bello averlo fra noi, domani, e da cittadini di questa città ringraziarlo per la passione e la fermezza con cui veglia sul rispetto di quelle regole scritte subito dopo la guerra, quando Firenze era stata la prima città italiana a conquistare quasi da sola la propria liberazione. «Ci si sveglia dal terrore come da un sonno opaco» scrisse Carlo Levi sulla «Nazione del Popolo» del 9 ottobre del ‘44 «e si riprende contatto con un mondo che sembra creato di fresco. par di essere su un monte e che la nebbia che copre valli e pianure vada dissolvendosi al vento. Si torna a scoprire il paesaggio dell´anima, la prospettiva interna di valori che parevano dimenticati».

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